Il 27 novembre la Biblioteca Salaborsa ha ospitato il seminario “Linguaggio e rappresentazione di donne e uomini nella società contemporanea”, organizzato dal Comune di Bologna insieme all'associazione Casa delle Donne per non subire violenza onlus, nell'ambito della XII edizione del Festival della Violenza Illustrata.
Al tavolo, dopo i saluti dell'assessora alle Pari opportunità e differenze di genere Susanna Zaccaria e di Anna Pramstrahler di Casa delle donne, Cecilia Robustelli, docente dell'Università di Modena e Reggio Emilia ha offerto uno spunto di riflessione su quanto le parole siano il mezzo con cui rivestiamo i nostri pensieri e li rendiamo disponibili agli altri. È attraverso il linguaggio infatti che comunichiamo, esprimiamo concetti, sentimenti e intenzioni.
Partendo dal presupposto che la lingua è una cosa viva che si modifica con il tempo e con le influenze che derivano dalla società, la relatrice ha voluto ricordare quanto il sistema della lingua italiana ci dia la possibilità di esprimerci in modo rispettoso della differenza di genere: si può scegliere cosa dire evitando gli stereotipi, si possono nominare uomini e donne e non solo uomini, si possono scegliere il genere grammaticale maschile o femminile di articoli, sostantivi, aggettivi, pronomi, participi in base alla persona, uomo o donna, a cui ci riferiamo. È il linguaggio, cioè il modo in cui si usa il sistema della lingua (e non la lingua) a rivelarsi sessista, discriminante e a cancellare, denigrare e offendere le donne. Per usare una lingua in modo consapevole dei rischi comunicativi in cui si può incorrere, compreso quello di discriminare, è necessario conoscerla, sapere come funziona, avere la capacità di (im)piegarla secondo le nostre necessità e i nostri obiettivi.
Dall'altro lato occorre riflettere sul fatto che il linguaggio rappresenta un potente strumento di inclusione e di integrazione delle differenze, indispensabile per favorire e riconoscere i cambiamenti culturali, inclusi quelli legati al nuovo status delle donne. Un linguaggio che non riconosce la presenza delle donne, che ne dà un’immagine stereotipata, legata a modelli culturali del passato, è spia di una cultura che resiste al cambiamento e si avvia a diventare intollerante, spianando la strada alla violenza di genere. Conoscere la funzione del linguaggio per la costruzione dell’identità di genere, acquisire le conoscenze che ne permettono un uso responsabile e consapevole, si rivela così indispensabile anche per la formazione di una cittadinanza democratica e di uno spazio pubblico inclusivo, capace di accogliere le differenze, da quella di genere a quella culturale, linguistica, di orientamento sessuale, senza trasformarle in diversità.