Al via il 5 settembre "Danza Urbana", un racconto su Bologna svolto da artisti e cittadini. Il direttore artistico, Massimo Carosi racconta le linee della 18^ edizione del festival che tradizionalmente chiude il programma di bè bolognaestate.
"Danza Urbana è parte della scena culturale bolognese e di quella nazionale da diciotto anni.
La scelta compiuta sin dall’origine - proporre la danza al di fuori dei palchi, dei teatri, delle arene estive - nasce dalla volontà di porre l’accento sulla danza non solo come arte della scena, ma come arte di relazione - ovvero in relazione con il contesto, con il pubblico, con la città.
Questa scelta ha dato così impulso a un nuovo ambito coreico in Italia, quello definito come “danza urbana”, facendo divenire il festival fucina di importanti esperienze artistiche.
Danza Urbana non è solo questo.
Il Festival è un racconto su Bologna svolto dagli artisti e dai cittadini.
Gli artisti si confrontano con le architetture, il paesaggio, la storia e il pubblico della città attraverso creazioni site-specific o ri-allestendo le loro creazioni per i luoghi che li accolgono.
I cittadini sono parte integrante del contesto in cui operano gli artisti, sono elemento costitutivo della relazione che l’artista vuole costruire nelle sue creazioni.
Alcuni cittadini sono spettatori dell’evento, informati o no, e possono trovarsi a giocare un ruolo attivo nello spettacolo, attraverso un coinvolgimento diretto o più semplicemente come parte del contesto.
Questa narrazione, si fa mappatura rabdomantica, esplorazione, azione sulla città attraverso i corpi dei danzatori, che inscrivono i loro gesti nello spazio, in una scrittura evanescente, immateriale.
Danza Urbana è una Geografia immateriale, un racconto del territorio di cui non rimangono che i segni impressi nella memoria, memoria collettiva e individuale, così come nelle memorie digitali degli apparati tecnologici.
Ogni edizione del Festival è un capitolo di questo racconto. Quest’anno il titolo è, per l’appunto, "Geografie immateriali".
Vogliamo sondare la memoria della città, evidenziare la “cultura dei luoghi”, intendendo con questa definizione ciò che appartiene a quel determinato punto geografico quali modi d’uso, meccanismi sociali, percezione collettiva e individuale. Vogliamo gettare sempre un nuovo sguardo su Bologna".