Tinteggiare i muri per togliere gli scarabocchi, ripulire le aree verdi e fare piccoli lavori sulle panchine o altri arredi della città. In questi mesi settanta tra donne e uomini richiedenti asilo stanno partecipando alla seconda fase del progetto “Bologna Si-Cura”. Li si può riconoscere dalla pettorina con il logo “Collaborare è Bologna” e li si può trovare nelle aree scolastiche, negli orti sociali e in altri luoghi scelti dalle tante associazioni che hanno firmato quattro patti di collaborazione con il Comune.
I richiedenti asilo prestano il loro lavoro su base volontaria e, durante l’inverno, hanno partecipato a un corso di formazione di 30 ore con una parte dedicata alla sicurezza e un’altra all’insegnamento specifico sui lavori da svolgere. Tra le associazioni coinvolte, Auser è al lavoro nei quartieri Navile, Savena e San Donato-San Vitale, l’associazione Interculturale Universo si occupa dei quartieri Borgo-Panigale e Porto-Saragozza, le associazioni Serendippo e Crudo sono di scena a Santo Stefano, mentre Il Cerchio dalla Libia a via Libia cura altre attività a San Donato-San Vitale. I progetti prevedono che i richiedenti asilo operino affiancati ai volontari delle associazioni e che abbiano a disposizione scarpe antinfortunistica e l’attrezzatura adatta per il lavoro da svolgere.
La prima fase del progetto è stata sviluppata lo scorso luglio con la partecipazione di trenta persone richiedenti asilo che avevano risposto, sempre su base volontaria, alla chiamata dell’Amministrazione. Per la seconda fase il Comune ha invece scelto di coinvolgere il terzo settore pubblicando un avviso pubblico per la raccolta delle manifestazioni d’interesse. Dopo una fase di co-progettazione sono state approvate nove proposte su undici. I progetti si concluderanno prima dell’estate.