Un nuovo centro di comunità, gestito da Plus - Persone Lgbt sieropositive onlus, in convenzione con Comune e Asl, finanziato per 58.000 euro dalla Regione. Avrà il compito di portare la prevenzione e la diagnosi precoce dell'HIV fuori dai servizi medici e sanitari tradizionali per raggiungere il target dei MSM - Maschi che fanno sesso con altri Maschi -, che nella città di Bologna, pur nel generale lieve calo di casi di sieropositività, presenta una percentuale relativa del 48,6%, contro un 30% su scala regionale.
"Il modello del checkpoint è diffuso in tutta Europa, ma quello di Bologna sarà il primo in Italia - sottolinea il presidente di Plus, Sandro Mattioli-, un paese dove non è mai stata fatta neanche una campagna mirata alle pratiche omosessuali, a parlare un linguaggio diretto ai MSM". In un contesto informale e fuori dallo stigma della medicalizzazione si potranno ricevere informazioni, counselling tra pari ed effettuare il test finger stick, con l'ausilio dei volontari di Plus e di personale sanitario dell'Asl, inizialmente 9 operatori per 6 ore a settimana.
Nel presentare il progetto, l'assessore alla Sanità, Luca Rizzo Nervo, ha sottolineato l'importanza di "un luogo non strettamente sanitario per promuovere la cultura della prevenzione e la precocità della diagnosi e della presa in carico, un fatto decisivo per il successivo percorso sanitario".
Il Comune ha fornito lo spazio idoneo, in via San Carlo, e un contributo di 4.500 euro per lo start up più le utenze per i primi due anni. L'associazione è per ora ospite del MIT in via Polese, ma presto ristrutturerà i nuovi locali, anche con l'aiuto di donazioni e il sostegno della comunità Lgbt locale, puntando ad aprire il checkpoint nei primi mesi del 2015.