Il sindaco Virginio Merola, nella sala dello Stabat Mater della Biblioteca dell'Archiginnasio, ha conferito l'Archiginnasio d'Oro al professor Luigi Pedrazzi.
L'Archiginnasio d'Oro, riconoscimento dedicato a personalità che si sono distinte nel campo della cultura e della scienza, viene assegnato al professor Luigi Pedrazzi con la seguente motivazione:
"Luigi Pedrazzi è una delle presenze più importanti dei cattolici nella politica italiana. Tutto il suo percorso personale e politico è segnato dalla volontà di costruire il dialogo fra fede e laicità e tra le diverse religioni, nonché dalla tenacia con cui ha perseguito la collaborazione delle forze storiche della società italiana, con un forte impegno per la pace, contro la povertà, per la partecipazione democratica.
Nato nel 1927, si è laureato in filosofia con Felice Battaglia e in seguito ha studiato all’Istituto italiano per gli Studi storici di Napoli con Benedetto Croce. Insegnante liceale, nel 1951 è stato tra i fondatori della rivista il Mulino insieme a Fabio Luca Cavazza, Pier Luigi Contessi, Gian Luigi Degli Esposti, Nicola Matteucci, Federico Mancini, Ezio Raimondi e Antonio Santucci, e nel 1954 dell’omonima casa editrice. All’interno del gruppo del Mulino è stato successivamente direttore della rivista, presidente della società editrice, dell’Istituto Cattaneo e infine dell’Associazione.
'Eravamo cattolici ma non democristiani, laici ma non laicisti, aspramente critici dell'Unione Sovietica ma non anticomunisti……Il dopoguerra fu il nostro sessantotto: eravamo postfascisti e ci buttammo alla scoperta del nuovo mondo, oltre Croce e oltre Gramsci' (Quanta farina nei sacchi del Mulino intervista di Simonetta Fiori pubblicata su Repubblica il 1 aprile 2014).
Giuseppe Dossetti, a cui il cardinale Giacomo Lercaro chiede di sfidare Giuseppe Dozza nelle elezioni amministrative del 1956, vuole nelle proprie liste un esponente del Mulino e sceglie Luigi Pedrazzi. E’ una competizione memorabile caratterizzata da un confronto ideale forte che dà luogo ad una minoranza programmatica in consiglio comunale. Essa contribuisce fortemente all’evoluzione riformista della sinistra al governo della città, con molte delle idee contenute nel «Libro bianco su Bologna», come quella dei quartieri, che si fanno strada.
Pedrazzi esce dal Consiglio Comunale nel 1960 dopo l’abbandono definitivo della vita politica da parte di Dossetti che intanto viene ordinato sacerdote. Segue con passione il pontificato di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II nel quale Dossetti ha un ruolo fondamentale. Nel 1964, con la nascita dei quartieri, diventa aggiunto del sindaco al Quartiere Mazzini.
Nel 1972, su sollecitazione di Beniamino Andreatta, si reca in Calabria con alcuni giovani docenti dell’Ateneo bolognese per avviare l’Università ad Arcavacata di Rende, dove assume la responsabilità del centro televisivo, primo esperimento nelle università italiane.
Nel referendum del 1974 è uno degli esponenti più in vista dei Cattolici del No, contrari alla abrogazione della legge sul divorzio. Insieme a Ermanno Gorrieri, nel 1975 fonda e dirige il quotidiano «Il Foglio».
Nel 1995 accetta la proposta del sindaco Walter Vitali di diventare, dopo l’elezione diretta, il primo vicesindaco di Bologna di estrazione non socialcomunista del dopoguerra, per simboleggiare la stagione dell’Ulivo di cui è uno dei più appassionati protagonisti. Nei quattro anni del suo mandato tiene i rapporti della Giunta con il Consiglio comunale. Cura in particolare il 23° Congresso Eucaristico Nazionale del 1997 con la visita del Papa, la candidatura di Bologna ai finanziamenti per il Giubileo del 2000, le questioni della famiglia e delle unioni civili, le relazioni con la città bosniaca di Tuzla gemellata a Bologna nel corso della guerra nell’ex-Jugoslavia. Imprime inoltre un impulso determinante alla realizzazione del Museo Ebraico e della Scuola di Pace di Monte Sole.
Politologo, è autore di numerosi saggi e pubblicazioni. Da giornalista è stato caporedattore di «Bologna Sette», inserto bolognese domenicale di «Avvenire», mentre negli anni novanta è editorialista de «Il Giorno» e del «Mattino» e dal 2004 de «Il Domani di Bologna».
La sua statura intellettuale e morale, unita a una singolare modestia nello stile di vita, ad un grande disinteresse personale, ad una rara capacità di ascolto e di servizio, è stata e sarà un punto di riferimento per tutti i cittadini e le cittadine di Bologna.
Per il suo importante contributo all’evoluzione civile della nostra comunità e del Paese, per quanto ha saputo arricchire e valorizzare l’immagine culturale di Bologna, la città gli è grata".
L'intervento del Sindaco Virginio Merola
La prolusione del professor Romano Prodi