Dal 1° febbraio 2017 nascerà ufficialmente il Servizio Sociale Territoriale unitario.
“Con il Servizio Sociale Territoriale unitario superiamo la frammentazione nell'accesso ai servizi che si è dimostrata una fragilità - spiega l'assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo – Si tratta di un progetto di riorganizzazione dei servizi, già oggetto di riflessione nel mandato precedente”.
ll processo di riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, è stato infatti avviato lo scorso luglio con l'atto di indirizzo della Giunta che ha deciso di riunire i servizi sociali dei diversi quartieri sotto la responsabilità di una direzione unitaria e che si concluderà a gennaio del prossimo anno quando il Consiglio comunale sarà chiamato a votare la delibera che attribuirà le funzioni del servizio all'area Benessere di Comunità del Comune, di cui questa direzione fa parte.
Il progetto prevede il mantenimento delle strutture territoriali per quanto riguarda l'accesso, la valutazione e la presa in carico degli utenti. Ci sarà una profonda rivisitazione delle modalità di accesso e accoglienza con l'obiettivo di ridurre i tempi di risposta. I bisogni saranno presi in carico in base alla progressiva complessità con risposte che saranno diversificate, dalla presa in carico comunitaria a quella specialistica nelle situazioni più complesse.
Un cambiamento d'impostazione quindi che secondo la giunta di Palazzo d'Accursio risponderà meglio alle necessità dei cittadini rispetto ai nuovi bisogni che sono emersi in questi lunghi anni di crisi economica.
A Bologna la spesa pubblica sociale del Comune per il welfare si è sostanzialmente mantenuta uguale dal 2007 ad oggi (56,1 milioni di euro nel 2015).
Una ripresa economica inferiore alle aspettative non ha consentito di recuperare il tasso di occupazione lavorativa dell'era pre-crisi: basti pensare al 2,8% di disoccupazione nel 2008 a fronte del 7,2% nel 2015.
A Bologna ci sono 900 nuclei familiari con un ISEE inferiore a 3000 euro, altrettanti si trovano in una situazione di povertà relativa. Si è modificata la struttura delle famiglie: sono aumentate quelle unipersonali e sono aumentati gli anziani, in particolare quelli con oltre 85 anni.
Tutto ciò impone al welfare pubblico di adeguarsi e rimodulare una spesa che si può definire “abitudinaria” dove la parte del leone la giocano gli interventi per gli anziani e le persone non autosufficienti mentre c'è un peso ridotto per i giovani e le famiglie.
È altrettanto importante, in questo momento storico, orientare i cittadini e fornire loro consulenza per una scelta competente sulle risorse di welfare cui accedere, anche nel mercato privato. L'obiettivo è evitare l'iniquità, il disorientamento e la scarsa qualità dei servizi. Il pubblico è quindi chiamato a sviluppare interventi di garanzia nella qualità dei servizi acquistati sul mercato privato.
Lo scenario appena descritto sta alla base di una necessità di intervento per rivedere l'organizzazione dei servizi sociali anche per evitare la demotivazione degli operatori e la dequalificazione del lavoro sociale.
Di questa strategia di rafforzamento e miglioramento del servizio e di valorizzazione della professionalità degli assistenti sociali fa parte anche l'assunzione 8 unità per il 2016, la copertura delle attuali assenze in organico con assunzioni a tempo determinato, la determinazione delle future assunzioni di assistenti sociali e il rafforzamento dei nuclei per la domiciliarietà per garantire la presenza di 4 unità di personale in ogni territorio.