La presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi, e il consigliere comunale del gruppo PD, Leonardo Barcelò,hanno ricevuto stamattina in sala Rossa una delegazione di familiari di desaparecidos (scomparsi) dell'America Latina, vittime dei crimini delle dittature, in Italia per il processo su alcuni episodi iniziato a Roma il 24 maggio (il 16 giugno si terrà la prossima udienza).
Nell'accogliere la delegazione, parte di quella ricevuta i giorni scorsi a Roma da Papa Francesco, la presidente Lembi ha espresso vicinanza ai famigliari dei desaparecidos e ha sottolineato "l'importanza del processo per conoscere, a distanza di molti anni, quanto accaduto ai nostri concittadini negli anni delle dittature. Tutte le comunità hanno diritto a conoscere la verità, anche delle pagine più buie della propria storia. Bologna continuerà a sostenere il legame storico tra la città e la sua comunità di esuli cileni e latino americani".
"Le dittature latino americane degli anni '70 e '80, alleate nel famigerato Piano Condor per l'eliminazione delle opposizioni politiche e sociali, hanno perpetrato crimini di massa, che hanno colpito anche cittadini italiani. Di qui i processi attuali in corso in Italia", contestualizza il consigliere Barcelò, esule cileno a Bologna e da sempre coordinatore delle iniziative cittadine sul tema. E ricorda la solidarietà istituzionale e popolare espressa da Bologna, dove le opposizioni del regime cileno in esilio si incontrarono per la prima volta nella sala del Consiglio comunale alla fine degli anni '70 e dove, proprio in sala Rossa, la comunità cilena a Bologna seguì con trepidazione l'esito del referendum dell'88 che pose fine alla dittatura di Pinochet, salutata da manifestazioni spontanee in piazza Maggiore.
Tra i componenti della delegazione: Maria Paz Venturelli, esule cilena di origine emiliana residente a Bologna, figlia di Omar Venturelli scomparso durante la dittatura cilena (il caso è già stato oggetto del processo Podlech); le due sorelle di Juan Bosco Maino Canales, altra vittima italo cilena; i rappresentanti dell'associazione 24 marzo e l'avvocato Andrea Speranzoni, che difende nel processo penale romano i familiari delle vittime italo americane della dittatura cilena. Tutti hanno ricordato che l'esito del processo in corso si gioca sulla risonanza mediatica e sull'attenzione istituzionale e diffusa nel chiedere verità e giustizia.