Case oramai troppo grandi perché i figli sono andati via, bisogno di assistenza a superare vecchi gradini ormai diventati barriere architettoniche o semplicemente necessità di avere qualcuno con cui scambiare una parola per riscoprirsi magari ancora utili e in grado di dare un nuovo impulso alla propria vita.
Questi solo alcuni dei motivi che possono spingere proprietari o affittuari che vivono soli, in prevalenza anziani ma non solo, a voler condividere il proprio spazio abitativo in una nuova dimensione, ospitando qualcuno che si trova in una situazione di temporanea fragilità sociale ed economica in un'ottica di reciproco aiuto e solidarietà, in cui l'ospitalità viene ripagata con un piccolo contributo economico o semplicemente con un aiuto materiale nella gestione della casa o nell'assistenza.
A far incontrare questa nuova tipologia di "domanda e offerta" a Bologna c'è l'associazione di volontariato Auser che, grazie anche alla collaborazione con il Servizio Sociale Territoriale del Comune di Bologna, proverà a creare nuovi contatti tra soggetti potenzialmente lontani.
"Un progetto talmente moderno che è antico - afferma l'assessore alla Casa e all'Emergenza abitativa Virginia Gieri - che mi ha colpito perché ripropone in chiave innovativa quello che già a inizio '900 o anche prima accadeva normalmente in tutte le case: chi aveva più spazio accoglieva chi, parente o no, per un lutto o per altri motivi, si trovava senza un posto dove andare.".
"Questo - aggiunge l'assessore al Welfare Giuliano Barigazzi - è un tassello molto importante che si inserisce all'interno di un community welfare, un welfare collaborativo che, grazie anche al terzo settore è in grado di rispondere a situazioni di fragilità che non vengono sempre intercettate dai servizi sociali perché non così marginali. Un'opportunità quindi che si va ad integrare agli altri servizi che l'Amministrazione già offre nell'ambito delle politiche abitative".
La sfida più grande che "Abitare sociale" pone è quella di far funzionare al meglio le convivenze, e per fare questo, una volta individuate le disponibilità da entrambi i lati, si inizierà un percorso di conoscenza reciproca tra ospiti e ospitanti, per selezionare al meglio, in base alle compatibilità, le coabitazioni. A questa fase seguirà una sperimentazione della durata di circa 30 giorni e, solo successivamente, sarà ufficializzato il rapporto di coabitazione attraverso un comodato d'uso gratuito.
Il progetto, realizzato con il contributo di Fondazione del Monte, riceverà dal Comune di Bologna un finanziamento di 10 mila euro a parziale copertura delle spese.
Per dare la propria disponibilità ad ospitare o per segnalare possibili ospiti ci si può rivolgere all'associazione Auser e ai Servizi Sociali Territoriali del Comune di Bologna.