Museo Civico Archeologico

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amuleto – Incerta Il segno geroglifico djed, la cui origine iconografica è antichissima e incerta nel significato attribuitole inizialmente, può essere tradotto con “stabilità”. A partire dal Nuovo Regno (1539-1075 a.C.) il pilastrino djed rappresenta una vertebra o la spina dorsale del dio Osiri oppure la stilizzazione dell’albero nel quale il corpo di Osiri viene imprigionato nei pressi della località di Biblo. La stabilità che l’amuleto djed garantisce al defunto, come si deduce dal capitolo CLV del Libro dei Morti, è quella della colonna vertebrale e della riacquistata posizione eretta da parte del defunto. La formula infatti recita: “Rialzati Osiri. Tu hai di nuovo la tua schiena, tu, il cui cuore più non batte! Hai di nuovo le tue vertebre, tu, il cui cuore più non batte! Ti porto il pilastro–djed in oro, rallegrati.” Gli amuleti djed, prodotti in materiali diversi e attestati dal Primo Periodo Intermedio (2180-1987 a.C.) sino all’Epoca Tolemaica (332-31 a.C.), hanno quindi una funzione prevalentemente funeraria. Di questo amuleto vanno segnalate la raffinata tecnica di esecuzione, in una faïence a impasto fine di colore verde tenue, le dimensioni piuttosto grandi e lo spessore sottile, nonostante la presenza di un pilastrino di rinforzo sul lato posteriore, che lo rendono un esemplare di pregio.
Informazioni
Provenienza:
Materiale: Faïence
Dimensioni: Altezza: 9.78 cm - Larghezza: 3.48 cm - Spessore: 0.79 cm
Numero di inventario: MCA-EGI-EG_1357
Bibliografia: Pincelli, Rosanna, Iridescenze e colori di vetri antichi (Catalogo della Mostra) a cura di R. Pincelli, C. Volpe, G. Gualandi , n. 4; Museo Civico di Bologna. Catalogo di Antichità Egizie descritte dal prof. cav. Giovanni Kminek-Szedlo, Torino, 1895, n. 1357; Il senso dell’arte nell’antico Egitto, Milano, 1990, p. 254, n. 235; Morigi Govi, Cristiana, La collezione egiziana, Milano, 1994, p. 140.