Museo Civico Archeologico

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elemento architettonico – Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Horemheb (1319-1292 a.C.) Il pilastro, monolitico e di fattura molto accurata, proviene dalla cappella della tomba del “coppiere regale” e “ciambellano” Kema, dove era affiancato sicuramente da almeno un altro pilastro. Su uno dei suoi lati è raffigurato l’alto funzionario Praemheb, forse padre di Kema e anch’egli “coppiere regale”; il defunto, rivestito di un voluminoso abito plissettato e con il capo rasato, solleva simbolicamente un pilastro djed, la cui sommità è ora perduta, emblema del dio Osiri. Sopra il pilastro è incisa a incavo una colonna di geroglifici, mentre le due colonne di testo ai lati sono a bassissimo rilievo. Gli altri tre lati sono decorati da altri pilastri djed, che ne occupano la superficie per intero. Questo tipo di decorazione è attestata a Saqqara in età ramesside (1292-1075 a.C.) ed è quindi nelle due aree della necropoli utilizzate durante il Nuovo Regno che va ricercata la tomba di Kema, ancora ignota nella sua localizzazione.
Informazioni
Provenienza:
Materiale: Calcare
Dimensioni: Altezza: 168 cm - Larghezza: 31 cm
Numero di inventario: MCA-EGI-EG_1892
Bibliografia: Museo Civico di Bologna. Catalogo di Antichità Egizie descritte dal prof. cav. Giovanni Kminek-Szedlo, Torino, 1895, n. 1892; Curto, Silvio, L’Egitto antico nelle collezioni dell’Italia settentrionale, Bologna, 1961, n. 56; Betrò, Marilina, Il pilastro del Museo Civico di Bologna 1892 ed il suo contesto storico-religioso, in: EVO, 1980, pp. 37-52; tavv. I-II; Pernigotti, Sergio, Sulle tracce della scrittura: l’antico Egitto. , in: G.R. Cardona (a cura di), Sulle tracce della scrittura: l’antico Egitto. Oggetti, testi, superfici dai Musei dell’Emilia Romagna, Bologna, 1986, p. 31, fig. 4; Il senso dell’arte nell’antico Egitto, Milano, 1990, n. 68; Morigi Govi, Cristiana, La collezione egiziana, Milano, 1994, p. 41.