Museo Civico Archeologico

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amuleto – Incerta Gli Egiziani attribuiscono al cuore un ruolo fondamentale, sia da un punto di vista anatomico che emotivo. Oltre ad essere considerato l’organo di irradiazione dei vasi che trasportano i liquidi in tutto il corpo, come tramanda il primo caso medico iscritto sul papiro Edwin Smith, secondo la concezione antico-egiziana il muscolo cardiaco è sede dell’intelletto, della memoria e della sfera morale dell’individuo. Mantenere il controllo del proprio cuore è quindi imprescindibile per governare i processi mentali e garantire le facoltà fisiche in vita, ma anche per reiterare la propria esistenza nell’oltretomba, dove la pesatura su una bilancia a doppio piatto del cuore-anima (Psicostasia) predetermina il giudizio finale del dio Osiri nei confronti del defunto. Per tali ragioni il cuore, lasciato nella cavità toracica dagli imbalsamatori, è protetto da numerose formule magiche del Libro dei Morti così come da specifici amuleti inseriti tra le bende di mummia, tra i quali gli amuleti cuore. Questi ultimi sono attestati in Egitto dall’Antico Regno (2705-2225 a.C.) sino all’Epoca Tolemaica (332-31 a.C.). La loro efficacia magica deriva in primo luogo dal valore pittografico del geroglifico ib (cuore), che riproducono sotto forma di piccola scultura, e poco importa se il muscolo cardiaco del segno iscritto è quello di un bovino, più noto agli Egiziani nelle fattezze di quanto non lo fosse il cuore umano. Anche la scelta dei materiali, in questo caso una pietra dura preziosa come il lapislazzuli, ed eventuali iscrizioni o raffigurazioni contribuivano a potenziare la valenza magica dell’amuleto.
Informazioni
Provenienza:
Materiale: Lapislazzuli
Dimensioni: Altezza: 2.70 cm - Larghezza: 1.83 cm
Numero di inventario: MCA-EGI-EG_1500
Bibliografia: Museo Civico di Bologna. Catalogo di Antichità Egizie descritte dal prof. cav. Giovanni Kminek-Szedlo, Torino, 1895, n. 1500; Il senso dell’arte nell’antico Egitto, Milano, 1990, p. 253, n. 233.